Mendicanti di Spagna
Elizabeth Camden commentò seccamente: — Adesso dormi a mala pena.
Camden abbassò lo sguardo su di lei come se si fosse dimenticato della sua presenza. — Be’, no, certo, mia cara, non adesso. Ma quando ero giovane, al college. Sarei stato in grado di terminare il college e nello stesso tempo di mantenere… Comunque, adesso tutto questo non ha più alcuna importanza. Ciò che importa, dottore, è che io, lei e il consiglio di amministrazione arriviamo a un accordo.
— Signor Camden, adesso la pregherei di lasciare il mio ufficio.
— Intende dire, prima che lei perda la pazienza per la mia presunzione? Non sarebbe il primo. Mi aspetto che venga indetta una riunione per la fine della prossima settimana: quando e dove lo dirà lei, ovviamente. Comunichi semplicemente i dettagli alla mia segretaria personale, Diane Clavers. Qualunque sia il momento più adatto per lei.
Ong non li accompagnò alla porta. Le tempie gli pulsavano per la pressione. Sull’arco della porta, Elizabeth Camden si voltò. — Che cosa è successo al ventesimo?
— Come?
— Al ventesimo bambino. Mio marito ha detto che diciannove di loro sono normali e in perfetta salute. Che cosa è successo al ventesimo?
La pressione si fece più forte, più calda. Ong sapeva che non avrebbe dovuto rispondere, che Camden probabilmente conosceva già la risposta anche se sua moglie non era al corrente di nulla; sapeva anche che lui, Ong, avrebbe risposto comunque; sapeva che si sarebbe rammaricato amaramente, in seguito, per la mancanza di autocontrollo.
— Il ventesimo bambino è morto. I suoi genitori si sono dimostrati instabili. Si sono separati durante la gravidanza, e la madre non è riuscita a sopportare il pianto di ventiquattro ore di un neonato che non dorme mai.
Elizabeth Camden sgranò gli occhi. — Lo ha ucciso?
— Per errore — rispose brevemente Camden. — Ha scosso il piccino un po’ troppo duramente. — Corrugò la fronte fissando Ong. — Bambinaie, dottore. A turni. Avreste dovuto scegliere solamente genitori sufficientemente ricchi da potersi permettere bambinaie a turni.
— Ma è terrificante! — esplose la signora Camden, e Ong non fu in grado di stabilire se si riferisse alla morte del bambino, alla mancanza di bambinaie o alla superficialità dell’Istituto. Ong chiuse gli occhi.
Quando se ne furono andati, prese dieci milligrammi di cyclobenzaprina-III. Per la schiena… solamente per la schiena. La vecchia ferita ricominciava a procurargli dolore. In seguito, rimase per parecchio tempo in piedi davanti alla finestra, tenendo ancora in mano il fermacarte magnetico, avvertendo la pressione attenuarsi alle tempie, sentendosi calmare. Sotto di lui, il lago Michigan lambiva pacificamente la riva; la polizia aveva portato via tutti i senzatetto in una retata appena la sera precedente e quelli non avevano ancora avuto il tempo di ritornare. Restavano solamente i loro avanzi gettati nei cespugli del parco adiacente alle sponde: coperte sfrangiate, giornali, sacchetti di plastica come patetici stendardi calpestati. Era illegale dormire nel parco, illegale entrarvi senza un permesso da residenti, illegale essere senza casa e senza residenza. Mentre Ong guardava, alcuni guardiani del parco, in uniforme, iniziarono metodicamente ad arpionare giornali e a infilarli in bidoni motorizzati.
Ong sollevò il ricevitore del telefono per chiamare il presidente del consiglio di amministrazione dell’Istituto Biotech.
Quattro uomini e tre donne stavano seduti attorno al lucido tavolo in mogano della sala conferenze. "Dottore, avvocato, capo indiano" pensò Susan Melling, passando con lo sguardo da Ong a Sullivan e quindi a Camden. Lei sorrise. Ong colse il sorriso e le lanciò un’occhiata gelida. Asino pomposo. Judy Sullivan, l’avvocato dell’Istituto, si voltò per parlare a bassa voce con l’avvocato di Camden, un uomo magro e nervoso che aveva l’aspetto di essere una proprietà. Il proprietario, Roger Camden, il capo indiano in persona, era l’individuo con l’aria più felice dell’intera sala. Il piccolo uomo letale… che cosa occorreva per diventare così ricchi partendo dal nulla? Lei, Susan, non lo avrebbe mai saputo di certo… irradiava eccitazione. Era raggiante, sfolgorante, così diverso dai soliti futuri genitori che Susan ne rimase affascinata. Generalmente i prossimi papà e mamme, in particolar modo i papà, sedevano lì con la tipica espressione di chi si trova a una fusione aziendale. Camden sembrava essere a una festa di compleanno.
E lo era, in effetti. Susan gli sorrise e restò compiaciuta quando lui ricambiò il suo sorriso. Un ghigno da lupo, ma con una sfumatura di soddisfazione che poteva essere definita soltanto innocente. Com’era a letto? Ong corrugò la fronte con atteggiamento maestoso e si alzò per parlare.
— Signore e signori, penso che siamo pronti per cominciare. Forse è opportuno iniziare con le presentazioni. Il signor Roger Camden e la signora Camden sono, ovviamente, i nostri clienti. Il signor John Jaworski, l’avvocato del signor Camden. Signor Camden, questa è Judith Sullivan, capo dell’ufficio legale del nostro Istituto; Samuel Krenshaw rappresenta il direttore dell’Istituto, il dottor Brad Marsteiner che sfortunatamente non è potuto essere qui, oggi, e la dottoressa Susan Melling che ha sviluppato la modificazione genetica che agisce sul sonno. Qualche punto legale che può interessare entrambe le parti…
— Lasci perdere il contratto per un minuto — lo interruppe Camden. — Parliamo della questione riguardante il sonno. Mi piacerebbe fare qualche domanda.
Susan chiese: — Che cosa vorrebbe sapere? — Gli occhi di Camden spiccavano azzurrissimi nel volto dai lineamenti privi di spigolosità: non era come lei se lo era aspettato. La signora Camden, che mancava apparentemente sia di un nome di battesimo sia di un avvocato, visto che Jaworski era stato presentato come avvocato di suo marito ma non suo, sembrava astiosa oppure impaurita, era difficile stabilire quale delle due cose,
Ong disse con espressione acida: — Allora forse dovremmo cominciare con una breve presentazione della dottoressa Melling.
Susan avrebbe preferito un botta e risposta per vedere che cosa le avrebbe chiesto Camden. Tuttavia aveva seccato troppo Ong durante la seduta. Obbediente, si alzò.
— Permettetemi di iniziare con una breve descrizione del sonno. I ricercatori sanno da lungo tempo che esistono tre tipi di sonno. Uno è il "sonno a onde lente" caratterizzato sull’EEG da onde delta. Il secondo è il "sonno a rapidi movimenti oculari" o sonno REM, che è un tipo di sonno molto più leggero e maggiormente caratterizzato da sogni. Insieme, questi due formano il "nucleo del sonno". Il terzo tipo di sonno è il "sonno opzionale", così definito perché sembra che le persone possano andare avanti senza di esso e non subire alcun effetto negativo; coloro che dormono poco non ne hanno affatto e dormono naturalmente solo tre o quattro ore per notte.
— Come me — disse Camden. — Mi sono allenato a farlo. Non potrebbero riuscirci tutti?
Sembrava che, dopo tutto, avrebbero condotto un dialogo a botta e risposta. — No. Il meccanismo del sonno vero e proprio è parzialmente flessibile, ma non allo stesso modo per tutti. I nuclei del rafe sulla zona pontina cerebrale…
Ong la interruppe: — Non penso che abbiamo bisogno di dettagli a questo livello, Susan. Atteniamoci alle cose basilari.
Camden disse: — I nuclei del rafe regolano l’equilibrio fra i neurotrasmettitori e i peptidi che portano all’impulso di dormire, vero?
Susan non poté farne a meno: sogghignò. Camden, il finanziere implacabile, tagliente come un laser, stava lì seduto cercando di apparire solenne, un bambinetto di terza elementare in attesa di vedere apprezzati i propri compiti. Ong aveva un’espressione sgradevole. La signora Camden distolse lo sguardo, fissando fuori dalla finestra?
— Sì, è giusto, signor Camden. Ha effettuato anche lei delle ricerche?